
Secondo gli enti che si occupano di rilevare le statistiche dei Paesi più violenti e con il tasso di guerre interne, il Myanmar sembra essere il luogo più violento e più pericoloso del mondo.
La storia
Il Myanmar (Repubblica dell’Unione del Myanmar) è uno stato dell’Asia sudorientale, Occupa parte della costa occidentale della penisola indocinese, è affacciata sul golfo del Bengala e sul mar delle Andamane e confina da ovest a est con Bangladesh, India, Cina, Laos e Thailandia. Il 6 novembre 2005 la capitale è stata spostata da Yangon a Pyinmana, che il 27 marzo 2006 è stata ufficialmente rinominata Naypyidaw, cioè “sede dei re”.
Dopo il golpe, la risposta della popolazione è stata inizialmente pacifica, ma è rapidamente evoluta in una resistenza armata. Oggi, il paese è diviso tra le forze governative e una coalizione di gruppi etnici armati e forze di difesa popolare (PDF), che si oppongono alla giunta.
Questi gruppi hanno guadagnato terreno e controllano ampie aree del territorio, specialmente nelle regioni etniche come Karen, Kachin e Shan. Le Nazioni Unite stimano che oltre 2,8 milioni di persone siano sfollate a causa dei combattimenti.
Situazione Territoriale
La giunta militare ha perso il controllo su circa il 60% del territorio nazionale. Le forze anti-giunta hanno ottenuto successi significativi, conquistando città strategiche e infliggendo pesanti perdite alle forze armate birmane (Tatmadaw).
Ad esempio, l’Arakan Army ha ripreso il controllo di diverse località nello stato di Rakhine, mentre nel nord del paese, le milizie etniche hanno bloccato le vie commerciali verso la Cina.

La reintroduzione della leva obbligatoria da parte della giunta nel 2023 evidenzia la difficoltà nel reclutamento di soldati e la crescente pressione militare. Questo provvedimento ha suscitato preoccupazioni tra la popolazione, già provata dalla guerra.
Le forze di resistenza hanno dimostrato capacità operative avanzate, utilizzando droni e attacchi coordinati contro obiettivi militari.
Crisi Umanitaria
La crisi umanitaria in Myanmar è devastante. Secondo rapporti recenti, oltre 45.000 persone sono morte dal colpo di stato, con migliaia di vittime civili a causa dei bombardamenti indiscriminati delle forze governative.
Le atrocità commesse dal Tatmadaw includono attacchi contro scuole e strutture sanitarie, aggravando ulteriormente la situazione per i civili.
Molti dei prigionieri politici sono stati torturati o detenuti senza processo, contribuendo a un clima di paura e repressione.
Risposte Internazionali
La comunità internazionale ha mostrato una risposta ambivalente alla crisi in Myanmar.
Nonostante le condanne alle violazioni dei diritti umani da parte delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali, le azioni concrete per porre fine al conflitto sono state limitate.
L’ASEAN ha cercato di mediare senza successo tra le parti in conflitto, mantenendo una posizione di non ingerenza

Salvatore Riela è un giornalista e fondatore di Oltremare Magazine, noto per la sua passione per il giornalismo d’inchiesta. Si impegna a fornire notizie accurate e approfondite, illuminando le “terre dimenticate” e promuovendo una comprensione più profonda delle relazioni internazionali. La sua missione è quella di informare ed educare i lettori, sottolineando l’importanza di un’informazione etica e responsabile.