
Il 19 marzo 1994, don Peppe Diana, un sacerdote noto per il suo impegno contro la camorra, venne assassinato nella chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, in provincia di Caserta. Questo omicidio rappresenta uno dei momenti più tragici e significativi della lotta contro la mafia in Italia.
Il Contesto dell’Omicidio
Negli anni ’90, la provincia di Caserta era sotto il controllo del clan dei Casalesi, un’organizzazione mafiosa che esercitava un dominio incontrastato su attività economiche e sociali attraverso intimidazioni e violenze. Don Peppe Diana si oppose apertamente a questa situazione, cercando di proteggere i giovani dalla criminalità organizzata e promuovendo valori di giustizia e legalità. Nel 1991, insieme ad altri sacerdoti, pubblicò un documento intitolato “Per amore del mio popolo non tacerò”, in cui denunciava le ingiustizie perpetrate dalla camorra.
L’Omicidio
La mattina del 19 marzo, durante una celebrazione religiosa, un giovane entrò nella sacrestia e chiese: “Chi è don Peppe?”. Alla risposta del sacerdote, il ragazzo estrasse una pistola e sparò quattro colpi, colpendo don Peppe al viso e al petto. In quel momento, la chiesa era affollata di fedeli per la festa di San Giuseppe, ma alla vista della violenza, tutti fuggirono in preda al panico.
Le Conseguenze dell’Omicidio
La morte di don Peppe Diana scatenò una forte reazione nella comunità. I suoi funerali, celebrati il 21 marzo 1994, videro la partecipazione di oltre 20.000 persone. Questo afflusso di gente rappresentò un segnale chiaro: la popolazione non era disposta a rimanere in silenzio di fronte alla mafia. L’allora vescovo di Acerra, don Antonio Riboldi, dichiarò: “È morto un sacerdote, ma è nato un popolo”, evidenziando come la sua morte avesse innescato una nuova coscienza collettiva.
La Ricerca della Giustizia
Grazie alle testimonianze raccolte nel corso degli anni, tra cui quella di Augusto Di Meo, amico di don Peppe presente al momento dell’omicidio, sono stati identificati i responsabili: Giuseppe Quadrano come autore materiale e Mario Santoro e Francesco Piacenti come coautori. Nonostante le condanne emesse dalla giustizia italiana, la lotta per il riconoscimento delle vittime della mafia continua.
L’Eredità di Don Peppe Diana
L’eredità lasciata da don Peppe è significativa. La sua morte ha attivato un movimento di riscatto sociale che ha portato alla formazione di associazioni e comitati impegnati nella lotta contro la camorra. Oggi, il ricordo di don Peppe è vivo attraverso iniziative che promuovono la legalità e l’impegno civico nella sua comunità. In conclusione, l’omicidio di don Peppe Diana non solo ha segnato una pagina tragica della storia italiana ma ha anche rappresentato un punto di svolta nella lotta contro la mafia. La sua figura continua a ispirare generazioni a opporsi all’illegalità e a lavorare per un futuro migliore.

Salvatore Riela è un giornalista e fondatore di Oltremare Magazine, noto per la sua passione per il giornalismo d’inchiesta. Si impegna a fornire notizie accurate e approfondite, illuminando le “terre dimenticate” e promuovendo una comprensione più profonda delle relazioni internazionali. La sua missione è quella di informare ed educare i lettori, sottolineando l’importanza di un’informazione etica e responsabile.